Nicolò Alemanni (15.X.1614-luglio 1626)

Tratto dal Dizionario Biografico degli Italiani, 3, pp. 148-149 edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana.

Nacque ad Ancona il 12 genn. 1583 da famiglia oriunda di Andros. Alunno del Collegio greco di Roma, si distinse nello studio del greco e del latino. Benché ordinato sacerdote di rito latino, insegnò con plauso in detto collegio, ove ebbe discepoli Leone Allacci e Francesco Arcudio. Fu maestro privato di greco al futuro cardinale bibliotecario Scipione Cobelluzzi, dal quale venne proposto come segretario al cardinale Scipione Borghese. Nominato nel 1614 primo custode della Biblioteca Vaticana e dell’allora annesso Archivio di Castel S. Angelo, svolse un’intensa attività di ricerche storiche, letterarie e antiquarie, i cui primi frutti sono la magistrale edizione principe di Procopii Caesariensis Anecdota… Arcana historia, Lugduni 1623 (v. il favorevole giudizio di Giacomo Haury nei prolegomeni all’edizione teubneriana di Procopio), e il De Lateranensibus parietinis a… Francisco Cardinali Barberino restitutis, Romae 1625, ristampato a Leida, 1723, nel Thesaurus Antiquitatum Italiae del Grevio, VIII, 4, e a Roma nel 1756 a cura di Giovanni Bottari, che premise una breve biografia dell’autore e aggiunse il De Triclinio di Cesare Rasponi e il De Sacris Imaginibus di Giuseppe Simone Assemani. Al dotto autore di queste opere Urbano VIII, prima d’iniziare gli scavi attorno alla Confessione di S. Pietro per la posa delle colonne del baldacchino berniniano, richiese una risposta per iscritto ai dubbi, alle obiezioni e ai pericoli che venivano prospettati contro l’esecuzione di scavi in un luogo tanto venerando.

Consegnata la risposta, il cui contenuto è conosciuto soltanto per il riassunto fattone dal canonico Ugo Ubaldini (non dal signor R. Ubaldi, come si legge in Armellini, Le Chiese di Roma), il 30 giugno 1626 si iniziarono gli scavi, ai quali doveva assistere anche l’Alemanni. Questi, però, colpito, come qualche altro assistente, da febbre perniciosa l’11 luglio, morì il 25 e fu sepolto nella chiesa dei SS. Quattro Coronati.

La morte dell’A. fu una grave perdita non solo per il buon proseguimento degli scavi, che sarebbero stati da lui zelantemente sorvegliati e illustrati colla sua varia erudizione antiquaria, ma anche per gli studi, perché sospese l’elaborazione e la stampa di opere importanti, cui l’A. attendeva.

Il Mai deplora che sia miseramente perito l’«opus maius et immensi laboris», il De Ecclesiasticis Antiquitatibus.

Però non tutto è andato perduto. Nei fondi Vaticani (specialmente Barberiniano) e Vallicelliani si trovano abbozzi e frammenti sulle antichità cristiane, che confermano il giudizio del Mai: «Erat vir ille multarum litterarum summeque versatus in omni genere artium optimarum, ecc.».

Tra le opere quasi pronte per la stampa il Mai scelse il Liber Annalis seu Kalendarium illustratum, che pubblicò in appendice alla Vita Leonis Allatii di Stefano Gradio in Nova Patrum Bibliotheca, VI, 2, Romae 1853, pp. XXIX‑XL dal cod. Borgiano latino 156 di mano di Gaetano Marini. Questo dotto commentario ad un Calendario runico inciso su tavolette di bossolo, ora scomparse, è sfuggito agli studiosi, perché sepolto fra testi patristici e bizantini e non corredato dalle figure. Esso deve essere riedito integralmente, colla riproduzione delle cinque tavolette, di cui si conservano due decalchi, e delle singole figure intercalate nel testo. Erano in avanzata elaborazione i De antiqua ecclesiastica praerogativa loci libri duo, cioè: Liber I. Petrus Apostolus sive de antiqua ecclesiastica praerogativa in Sacris; Liber II. Legati Romani, sive de… in Synodicis; ove si spiega perché nelle monete talora s. Paolo è alla destra di s. Pietro. Meno avanzati sono i numerosi capitoli e appunti sulla vita e sulle opere di s. Giovanni Crisostomo, il cui corpo, nel maggio 1626, venne traslato nell’altare del coro di S. Pietro.

L’opuscolo Adversus Cappellum et Casaubonum pro Baronio Cardinale et Joanne Eudaemone Societatis Iesu a confutazione di passi di I. Cappelli Vindiciae pro Isacco Casaubono, Francofurti 1619, termina con un’acre invettiva in trimetri giambici greci. Alieno dalla moda di fare sfoggio di poesie d’occasione greche e latine, ai Carmina in Columnam Pauli V in Exquilinum translatam il «Bibliothecae Vaticanae Chartophylax» contribuì con soli cinque distici latini. Che ben conoscesse la metrica greca lo attesta un inedito suo commentario greco al De Metris di Efestione. Della sua dottrina e dei tesori della Vaticana fece larga parte agli studiosi: ad esempio al p. Gretser per l’edizione dello Όδηγόϛ di Anastasio Sinaita, all’Ughelli per l’Italia sacra (diploma di Ruggiero II per Mileto), al p. Giacomo Mercati con Risposte ad alcune proposte sopra il Simbolo di Athanasio, inedite. Come inedita può considerarsi l’accennata Risposta ad alcuni vani sospetti richiesta da papa Urbano VIII, della quale esistono alcune copie. E’ di mano dell’A. l’istruzione data dal cardinale bibliotecario Cobelluzzi a Leone Allacci per il trasporto della biblioteca Palatina di Heidelberg, ristampata da C. Mazzi, Leone Allacci e la Palatina di Heidelberg, Bologna 1893.

Sarebbero perduti i due opuscoli in lingua greca Ίατροσοφία e Περί Άττιχοῦ λόγου elogiati da Giovanni Cottunio, Graecorum Epigrammatum libri duo, Patavii 1653. Monco e inesatto deve quindi ritenersi il giudizio che dà il Comparetti dell’A. nella prefazione a Le Inedite di Procopio: «Nella sua vita breve, oltre a qualche scritto di numismatica, non fece altro che lavorare assiduamente per la Editio princeps», mentre invece si sofferma sui violenti attacchi che vennero mossi dopo la morte dell’A. in difesa di Giustiniano, soprattutto contro Procopio e il suo editore accusati di falsità. L’A. ne aveva già preparata una ristampa corretta e integrata del principio e dei passi scabrosi relativi a Teodora che si conserva nel Barberiniano stampato J.V. 44 e 45.

BIBL.: E. Legrand, Bibliographie hellénique ou description raisonnée des ouvrages publiés par des Grecs au dix‑septième siècle, III, Paris 1895, pp. 202‑207, 522 s.; Dict. d’Hist. et de Géogr. Ecclés., I, coll. 1330 s. Sull’importanza dell’A. quale editore di Procopio, nell’ambito della polemica antigiustinianea, v. S. Mazzarino, La fine del mondo antico, Milano 1959, pp. 107‑109. Benché abbia scritto pochissimo in italiano, parlano dell’A.: G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 421 (confusione con la famiglia fiorentina degli Alamanni); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d’Italia, I, I, Brescia 1753, p. 264 s.; F. Vecchietti, Biblioteca Picena, I, Osimo 1790, pp. 75-77. V. in Osservatore Romano del 14 febbr. 1960 il sunto di una comunicazione di S. G. Mercati all’Accademia romana di archeologia su N. A. e gli scavi intorno alla Confessione di S. Pietro nel 1626. Epigrafe sepolcrale in O. Raggi, Monumenti sepolcrali eretti in Roma agli uomini celebri, I, Roma 1841, pp. 381‑383. Facsimile calligrafico in Sussidi per la consultazione dell’Archivio Vaticano I, Città del Vaticano 1926, tav. II. 4.

S. G. MERCATI