Archivio Boncompagni-Ludovisi

con il contributo della «Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola»

L’Archivio Boncompagni-Ludovisi andò formandosi per aggregazione degli archivi delle rispettive famiglie, imparentatesi nel 1681 per le nozze del duca Gregorio I Boncompagni con la principessa di Piombino Olimpia Ippolita Ludovisi.

Sin dal XIV secolo, ben prima della loro unificazione, le due famiglie riuscirono a guadagnarsi un posto di primo piano nelle magistrature cittadine di Bologna, loro comune città d’origine.

Scesi a Roma nella prima metà del XVI secolo, i Boncompagni seppero ben presto inserirsi nella dinamica vita cittadina,
legandosi al tempo stesso alla Curia papale, tanto che nel 1540 Ugo fu collaterale di Campidoglio, e pochi anni più tardi, nel 1546, abbreviatore al Concilio di Trento e poi papa con il nome di Gregorio XIII. Agli anni del pontificato gregoriano (1572-1585) risalgono le fortune della famiglia, allorquando, grazie all’accorta politica patrimoniale di Giacomo Boncompagni - figlio illegittimo avuto da Gregorio quando ancora era in minoribus constitutus - il casato acquisisce in rapida successione il Marchesato di Vignola (1577) e i Ducati di Sora (1580) e Arce (1583).

Anche i Ludovisi, dal canto loro, seppure giunti a Roma solo sullo scorcio del XVII secolo, riuscirono ad insinuarsi nelle pieghe del potere pontificio, innanzitutto con Alessandro che, dopo esser tornato nella sua città, Bologna, come arcivescovo, nel 1612, solo pochi anni più tardi, nel 1621, salì al Soglio di Pietro come Gregorio XV. Tra i suoi congiunti, andranno sicuramente segnalati Ludovico, potentissimo cardinal nepote, e il duca di Fiano Niccolò che, per via matrimoniale, riuscì ad acquisire prima il Principato di Piombino (1622) e poi il Principato di Venosa (1656), ricoprendo altresì incarichi politici di primo piano come vicerè di Aragona (dal 1660) e di Sardegna (dal 1662). È proprio la sua ultimogenita, Olimpia Ippolita che, nel novembre 1681, sposando il duca di Sora Gregorio Boncompagni, pronipote di papa Gregorio XIII, unisce in un solo immenso patrimonio i beni delle due famiglie, consolidandolo e mantenendolo fino alla Rivoluzione Francese.

Il primitivo nucleo dell’Archivio si formò dunque durante il pontificato di Gregorio XIII, giungendo sostanzialmente intatto ai nostri giorni, conservato dagli eredi della potente famiglia, residenti nel Palazzo Boncompagni in via della Scrofa a Roma; qui potè investigarlo fra gli altri, anche il barone Ludwig von Pastor, traendone abbondanti notizie per la sua Storia dei papi.

Lettera patente di Giovanni Domenico de Cupis,
cardinale vescovo di Ostia, 11 gennaio 1544
ASV, Arch. Boncompagni-Ludovisi, prot. 587, f. 67r


Supplica approvata per «fiat» da Gregorio XIII,
20 settembre 1572
ASV, Arch. Boncompagni-Ludovisi, prot. 595, f. 59r


Fu il principe Francesco Boncompagni Ludovisi che, nell’agosto 1947, dopo diverse trattative, donò alla Santa Sede, l’archivio e la ricca biblioteca di famiglia. L’Archivio Boncompagni-Ludovisi giungeva dunque all’Archivio Segreto Vaticano mediante successivi trasporti, l’ultimo dei quali fu compiuto nel settembre del 1952.

La Biblioteca Boncompagni, invece, trasferita in Vaticano assieme con l’Archivio, fu da questo separata e depositata nella Biblioteca Apostolica Vaticana, senza un apparente criterio archivistico o bibliografico.

L’Archivio che conta oggi circa 2.200 unità tra faldoni, filze e mazzi, copre un arco cronologico che si estende, generalmente, dal XV al XX secolo; non mancano tuttavia documenti risalenti all’XI o al XIII secolo come il privilegio del principe di Salerno, Guaimario, o di Federico II. Riguardo il contenuto, sono preminenti le carte relative all’amministrazione dei beni di famiglia, anche se non manca documentazione di grande interesse per la storia della Chiesa, dell’Italia rinascimentale e pre-unitaria in genere.

Con il finanziamento della «Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola», nel 2001 prendeva l’avvio il lungo intervento di schedatura e inventariazione del grande Archivio, impegnando a tempo pieno, per quasi cinque anni, tre archivisti. Il risultato è rappresentato dai cinque volumi dell’Inventario edito nella Collectanea Archivi Vaticani.