Marino Marini (1815-1822 con Callisto Marini e dal 1822 al 1855 con Pier Filippo Boatti)
Tratto dal Dizionario Biografico degli Italiani, 70, pp. 472-475 edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana.
Quarto di sette figli, nacque a Santarcangelo di Romagna l’11 giugno 1783, da Bernardo Giacinto e da Maria Facchinetti. Alla famiglia paterna, illustre sul piano locale, Gregorio XVI avrebbe poi concesso il titolo comitale.
Chiamato a Roma nel 1802 dallo zio paterno Gaetano ‑ prefetto dell’Archivio Vaticano, di Castel Sant’Angelo e primo custode della Biblioteca apostolica Vaticana-, ne divenne assistente dal 1803. Il 19 giugno dello stesso anno fu annoverato tra i chierici beneficiati della patriarcale basilica Vaticana, subentrando al celebre uomo di scienza F.L. Gigli, di cui probabilmente era divenuto coadiutore fin dal 1798. Rimasto al servizio della basilica in tale veste per quasi due anni, il 7 apr. 1805 fu promosso tra i beneficiati e prese possesso della nuova prebenda. Fu poi ordinato sacerdote presso la medesima basilica, ma dovette attendere circa trent’anni per ottenere, il 23 sett. 1832, la promozione a canonico. Per più di cinquant’anni fece dunque parte a diverso titolo del capitolo vaticano, rivestendo per due volte, nel 1835 e nel 1842, la carica di sindaco della medesima basilica.
In numero di due, i sindaci erano sempre eletti mediante scrutinio segreto tra i canonici congregati; a essi i camerlenghi maggiori del capitolo sottoponevano alla fine di ogni anno, perché li approvassero, i conti della mensa capitolare.
Stretto collaboratore dello zio negli archivi vaticani dal 18 marzo 1809, con diritto di successione, il M. assunse la carica di prefetto, con Callisto Marini dal maggio 1815 al gennaio 1822 e poi con Pier Filippo Boatti, dal 1822 al 1855.
Per effetto della decisione di Napoleone di costituire un Archivio centrale dell’Impero e dell’editto di occupazione degli archivi papali (febbraio 1810), il M. segui inizialmente con lo zio le vicende della documentazione pontificia a Parigi, dove rivestì a più riprese l’incarico di commissario pontificio, deputato a trattare con le autorità locali non solo per riordinare gli archivi romani, ben sei mesi dopo il loro arrivo in Francia, ma anche, caduto Napoleone, per il recupero del prezioso e considerevole materiale. A più tappe, tra aprile e luglio 1810, sporte di documenti provenienti dall’Archivio Vaticano e soprattutto dagli archivi delle congregazioni romane presero la strada di Parigi, dove arrivarono, rimaneggiati e dopo varie traversie, gli enormi carri sui quali erano state stipate circa 3239 ceste di documenti tratti dagli archivi romani. Tra questi erano compresi i fascicoli galileiani del S. Uffizio, costituenti il volume 1811, noto all’epoca come il «codice del processo di Galileo», che trovarono una sistemazione provvisoria nell’hôtel de Soubise (M. Marini, Galileo e l’Inquisizione. Memorie storico‑critiche dirette alla Romana Acc. di archeologia…, Roma 1850, pp. 144 s.).
Al M. fu affidato un compito delicato quando gli archivisti della sacra congregazione della Romana Inquisizione, cui premeva il recupero del proprio archivio, gli indirizzarono un pro‑memoria illustrante la struttura dell’archivio medesimo, distinto in cinque classi (materie dottrinali, giurisdizionali, criminali, civili ed economiche): «le prime due classi sono tutte della somma importanza e sopra di queste deve cadere la speciale diligenza dell’egregio sig. abbate Marini, cui per maggior lume si accennano i titoli de’ rispettivi volumi per quanto la memoria ha potuto suggerire, e perciò senza pregiudizio degli altri che gli riuscirà di ritrovare conservati e spettanti all’accennate due classi [...]. La terza classe, che comprende le materie criminali, sebbene la più voluminosa, pur è la meno importante e si lascia all’arbitrio del sig. abbate Marini di lasciarla addietro per trasmetterla a comodo, quando pure non gli riuscisse di separare sin d’ora e trasmettere le cause più clamorose» (Appendice alle Memorie storiche dell’occupazione e restituzione degli archivi della Santa Sede e del riacquisto de’ codici e Museo numismatico del Vaticano, e de’ manoscritti, e parte del Museo di storia naturale di Bologna, raccolte da Marino Marini… già commissario pontificio in Parigi. MDCCCXVI, in Regestum Clementis papae V…, I, Romae 1885).
Quando Luigi XVIII decise di restituire al papa gli archivi vaticani (19 apr. 1814), il M. e suo zio Gaetano furono inviati a Parigi per le operazioni di trasporto. La consegna pubblica, nelle mani di mons. E. De Gregorio, del prefetto degli archivi e del suo coadiutore, ebbe luogo il 28 aprile. Fu così recuperato, tra gli altri, il Virgilio Romano, prezioso codice appartenente alla Biblioteca apostolica Vaticana (Vat. lat., 3867). Il processo di Galileo Galilei, nonostante le ricerche del M., avrebbe invece dovuto aspettare il 1843 per tornare in Vaticano.
Toccò al M. e allo zio avviare le laboriose trattative per le spedizioni dell’importante materiale archivistico verso Roma, che rischiarono tuttavia di arenarsi in seguito alla parentesi napoleonica dei cento giorni (26 febbraio ‑ 22 giugno 1815) e all’allontanamento da Parigi degli archivisti papali, colpiti il 17 maggio dalla morte di Gaetano Marini. La procedura di restituzione si rallentò ed è certo che i fondi subirono manomissioni, anche perché i locali adibiti alla loro custodia servirono da alloggio per le forze militari. Tramontato definitivamente l’astro napoleonico, il 12 ag. 1815 Pio VII ordinò al M. di tornare a Parigi per dar corso alla spedizione. Giunto nella capitale il 3 sett. 1815, il M. riprese i colloqui con il nuovo maestro della casa reale, J.B.‑F. de Chardeboeuf, conte di Pradel, e alla fine dell’ottobre 1815 procedette all’invio dei primi carri contenenti i documenti di cui a Roma si avvertiva maggiormente la necessità. Memore dei già sperimentati pericoli e delle difficoltà di trasporto nel viaggio dell’andata, il M. vigilò personalmente sulle fasi del ritorno, non prive di ostacoli. Il 23 dic. 1815 rientrò a Roma e restituì al papa la prima parte dei documenti recuperati: i suoi sforzi furono premiati con la nomina a cameriere segreto e con una pensione annua di 120 scudi. Per il recupero della documentazione rimasta in Francia il cardinale E. Consalvi, segretario di Stato, incaricò il conte G. Ginnasi, che risiedeva a Parigi.
Questi, applicando alla lettera le disposizioni della segreteria di Stato (del 6 giugno 1816) sullo scarto della documentazione che si riteneva superflua, bruciò e vendette ai bottegai parigini migliaia di unità archivistiche, tra le quali spiccano i registri di bolle papali della Camera e della Dataria apostolica. Molte serie degli Archivi vaticani rimasero così mutile e altre scomparvero del tutto. Insoddisfatto dell’operato di Ginnasi, il 7 giugno 1817 Consalvi gli affiancò il M., con il compito, fra gli altri, di riottenere i registri venduti: l’incarico poté però essere svolto solo in parte e riguardò circa 2400 registri. Il M. preparò l’ultima spedizione delle restanti carte romane, anche se con metodo non molto diverso da quello già sperimentato e contestato da Roma. Non è difficile ipotizzare ulteriori cospicue perdite della già maltrattata documentazione pontificia. L’utile ricavato dalle vendite delle carte vaticane fu adoperato dal M. per sopperire alle non piccole spese di trasporto. Il disordine con cui si composero le ultime casse fece sì che al loro arrivo in Vaticano alcune serie appartenenti a diversi archivi della Curia fossero confuse con altre e quindi collocate in luoghi assolutamente incongrui.
Cameriere d’onore e poi segreto con Pio VII (1816), prefetto della commissione dei Sussidi con Pio VIII (1829), prelato domestico e quindi protonotario apostolico, referendario utriusque Signaturae con Gregorio XVI (1832), il M. sostituì provvisoriamente G. degli Oddi‑Baglioni in qualità di ponente di Consulta. Le sue produzioni letterarie gli ottennero alcuni titoli onorifici, importanti decorazioni da parte dei sovrani di Russia, Francia, Svezia, Portogallo, Regno delle Due Sicilie e Regno di Sardegna, e l’aggregazione a diverse accademie italiane e straniere e alle colonie arcadiche di Cagli e Roma, nonché distinzioni d’onore come la nomina alla prestigiosa Societas aperiendis fontibus rerum Germanicarum (editrice poi dei Monumenta Germaniae Historica), conseguita nel 1823. Di rilievo furono le nomine (1840) a socio ordinario dell’Accademia di religione cattolica e a socio ordinario soprannumerario della Pontificia Accademia romana di archeologia.
Il M. mori a Roma il 21 nov. 1855. Le esequie furono celebrate nella chiesa romana di S. Caterina della Rota e il suo corpo fu sepolto nel cimitero dei canonici della basilica Vaticana.
Tra le sue opere, edite tutte a Roma, occorre citare: Dei pregi di un manoscritto italiano recentemente trovato negli Archivi apostolici Vaticani. Dissertazione…, 1821; Degli aneddoti di Gaetano Marini. Commentario di suo nipote Marino Marini, 1822; Nuovo esame dell’autenticità de’ diplomi di Ludovico Pio, Ottone I, e Arrigo II sul dominio temporale dei romani pontefici, 1822; Serie cronologica degli abati del monastero di Farfa. Dissertazione epistolare, 1836; Diplomatica pontificia, ossieno Osservazioni paleografiche ed erudite sulle bolle de’ papi [1841]; Memorie istorico‑critiche della città di Santo Arcangelo, 1844; Galileo e l’Inquisizione..., cit.; Osservazioni critiche sulle Memorie storiche intorno a Francesca da Rimini, a cura di L. Tonini, 1852; Appendice alle Osservazioni critiche intorno a Francesca da Rimino, 1854. Si attribuisce inoltre al M. la pubblicazione di una silloge di concordati della Sede apostolica.
Da segnalare alcuni lavori del M. conservati in Arch. segr. Vaticano, Misc., Armadi I‑XV: Codex diplomaticus Ruthena‑Moscoviticus Monumentis e Tabulariis Vaticanis … 1835, I-IV; Monumenta Britannica ex autographis Romanorum pontificum regestis ceterisque documentis … I: [ex Registris Vaticanis] Anglia. A Forlì, presso la Biblioteca comunale A. Saffi (Collezioni Piancastelli‑Sezione Carte Romagna) si conservano trentasette lettere del M. a diversi destinatari e un sonetto latino (Roma Vota).
FONTI E BIBL.: Parigi, Archives nationales, 246. MI: Inventaire des épaves des Archives Vaticanes laissées à Paris en 1817, a cura di E. Martin‑Chabot (1967), pp. I‑XVI; Arch. segr. Vaticano, Arch. della Prefettura, Carte Marini, 7‑9, 10, cc. 15r, 16r, 17r, 18‑19; 11‑12; 13, cc. 53r, 54r, 55r, 56‑60, 66r‑67r, 69r‑72r, 77r, 79r; 15; Misc., Arm XV, 141, cc. 1‑78; 150, cc. 1‑58; Segreteria di Stato, Interni, 1815, rubr. 67, f. 2; 1820, rubr. 67, cc. 70‑73; 1823, rubr. 67; Biblioteca apost. Vaticana, Arch. del Capitolo di S. Pietro, Manoscritti vari, 14 (cc. n.n.); Vat. lat., 10171, cc. 24, 239r, 305v; G. Vitali, Memorie storiche risguardanti la terra di M. Fiore seguite da molte notizie…, Rimino 1828, pp. 239‑246; Giorn. di Roma, 23 e 24 nov. 1855; Dissertazioni della Pontificia Acc. romana di archeologia, XV, Roma 1864, pp. LXIII‑LXV; R. Ritzier, Die Verschleppung der päpstlichen Archive nach Paris unter Napoleon I. und deren Rückführung nach Rom in den Jahren 1815 bis 1817, in Römische Historische Mitteilungen, VI‑VII (1962-64), pp. 144‑190; J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits, con la collab. di J. Ruysschaert, Città del Vaticano 1973, pp. 189, 193, 204 s., 214, 221, 230; J. Mauzaize, Le transfert des Archives Vaticanes à Paris sous le Premier Empire, in Bull. de l’Association des archivistes de l’Église de France, été 1977, n. 8, pp. 3‑14; M. Giusti, Studi sui registri di bolle papali, Città del Vaticano 1979, pp. 107 s.; Id., Materiale documentario degli archivi papali rimasto nell’Arch. nazionale di Parigi dopo il loro ritorno a Roma negli anni 1814‑1817, in Römische Kurie, Kirchliche Finanzen, Vatikanisches Archiv. Studien zu Ehren von Hermann Hoberg, I, Roma 1979, pp. 263‑268; J. Mauzaize, Les Archives Vaticanes demeurées à Paris, in Les archives religieuses et la vie de l’Église aujourd’hui. Actes du Ve Congrès national des archivistes de l’Église de France, Toulouse … 1981, Paris 1982, pp. 173‑188; I documenti del processo di Galileo Galilei, a cura di S. Pagano ‑ A.G. Luciani, Città del Vaticano 1984, pp. 10‑27, 29, 41; Sussidi per la consultazione dell’Arch. Vaticano. Lo Schedario Garampi, i Registri Vaticani, i Registri Lateranensi, le «Rationes Camerae», l’Arch. concistoriale, a cura di G. Gualdo, Città del Vaticano 1989, pp. X, 257, 315, 365, 369, 374 s.; J. Tedeschi, The prosecution of heresy. Collected studies on the Inquisition in early modern Italy, Binghamton 1991, pp. 23‑45; C.M. Grafinger, Die Rückgabe der deutschen Handschriften der Biblioteca Palatina an die Heidelberger Universität, in Bibliothek und Wissenschaft, XXXIII (2000), pp. 35 s.; Id., M. Marinis Bemühungen um die Rückgabe des Vergilius Romanus, in Misc. Bibliothecae apostolicae Vaticanae, IX, Città del Vaticano 2002, pp. 227‑236.
G. CASTALDO