Callisto Marini (1782-1822; dal 1815 al 1822 con Marino Marini)

Tratto dal Dizionario Biografico degli Italiani, 70, pp. 446-448 edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana.

Nacque a Pesaro il 14 ag. 1737 da Giovanni Andrea e da Rosa Lazzarini. Fratello minore di Saverio, vescovo di Rieti dal 1779, e nipote per parte di madre del canonico Giannandrea Lazzarini, studiò a Pesaro, allievo di A. degli Abbati Olivieri-Giordani, nonché intimo amico di G. Garampi, che sarà il principale artefice delle sue fortune in Curia. Nella sua Dissertazione sopra l’antica immediata dipendenza de’ vescovi pesaresi dal pontefice romano, letta il 17 febbr. 1758 nell’Accademia di Pesaro e pubblicata due anni dopo nel tomo VI della Nuova Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici (Venezia 1760, pp. XLIX‑XCVI), il M. dimostrò l’assoluta autonomia della diocesi pesarese dalla sede metropolitana di Ravenna.

Il 25 marzo 1759 il M. si trasferì a Roma e iniziò a studiare legge, fino al conseguimento della laurea in diritto civile. Quando Garampi fu incaricato da Clemente XIII della visita apostolica nel monastero cistercense di Salem, nella diocesi di Costanza, e di altri compiti diplomatici, il M. lo accompagnò in qualità di segretario. Partirono il 2 ag. 1761: il mese successivo a Verona, il M. ricevette la prima tonsura dalle mani del vescovo di Pesaro mons. U.L. Radicati (2 sett. 1761). Per quasi due anni viaggiarono per l’Europa centrale, toccando Svizzera, Germania, Olanda, Fiandre, Francia, Austria, Italia. Grazie Garampi il M. entrò in contatto con il mondo culturale, ecclesiastico e politico europeo.

Frutto di quelle feconde esperienze fu il diario di viaggio (Arch. segr. Vaticano, Fondo Garampi, 18), pubblicato da G. Palmieri nel 1889 e da lui attribuito a Garampi; solo sedici anni più tardi I.Ph. Dengel rese giustizia al vero autore, il M. appunto, che descrisse in prima persona le impressioni sui luoghi e i personaggi conosciuti, nonché i documenti che poté vedere negli archivi e biblioteche delle diverse città, molti dei quali copiò per il suo maestro, degli Abbati Olivieri: le sue trascrizioni sono conservate a Pesaro nella Biblioteca Oliveriana.

Tornato dal viaggio il 31 maggio 1763, il M. divenne segretario del nuovo uditore di Rota per la nazione germanica, il viennese G.B. de Pergen; dovette così rinunciare ad accompagnare Garampi nella sua nuova missione diplomatica a Francoforte nel 1764. Nel 1766 iniziò a collaborare con gli archivi vaticani, ma nel dicembre 1768 fu nominato uditore in Ravenna del cardinale V. Borromeo, legato di Romagna, al fianco del quale restò per oltre sei anni. Quando Clemente XIV decise di inviare Garampi nunzio apostolico a Varsavia, nominò come nuovo prefetto dei due archivi vaticani (l’Archivio segreto Vaticano e l’Archivio di Castel Sant’Angelo) il suo vecchio amico M. Zampini, assegnandogli nel contempo (28 marzo 1772) due coadiutori con diritto di successione il M. e il suo omonimo (ma senza legami di parentela) Gaetano Marini, di Santarcangelo di Romagna, concittadino del pontefice. Ciò nonostante, il M. rimase al suo posto di uditore in Ravenna fino ai primi mesi del 1775, quando, fatto ritorno a Roma, andò ad abitare nel palazzo apostolico, in un appartamento attiguo a quello del suo omonimo collega.

Nell’ottobre 1781 portò a termine gli Anecdota Cesenatum, tratti dai documenti degli archivi vaticani e redatti per ordine del cesenate Pio VI. Dei due volumi manoscritti di cui si doveva comporre in origine l’opera, solo il primo è stato rintracciato tra i fondi dell’Archivio segreto Vaticano (Arch. della Prefettura, Carte Marini, 26).

Nel settembre 1782, alla morte di Zampini i due coadiutori gli succedettero come prefetti congiunti degli archivi vaticani. Apprezzato dal segretario di Stato L.O. Pallavicini, il M. raggiunse l’apice della carriera nel 1784 quando, alla morte di mons. D. Nardini, fu nominato segretario delle lettere latine da Pio VI, che gli conferì un canonicato nella basilica di S. Giovanni in Laterano.

I tre registri delle lettere latine redatte dal M. in qualità di segretario sono confluiti nel fondo Epistolae ad Principes, dell’Archivio segreto Vaticano, insieme con una serie di fascicoli di fogli di udienza per gli anni 1784‑97 che, tornati in Vaticano solo nel 1848, riportano i resoconti delle udienze avute con Pio VI, con una serie di note personali sui discorsi e i pensieri del pontefice, nonché sugli archivi vaticani. A quegli anni risale la pubblicazione del breve Esame critico di alcuni monumenti spettanti all’apparizione della Madonna del Buon Consiglio di Genazano (Roma s.d.), contenente i voti espressi da G. Marini e dal M. su incarico della congregazione dei Riti relativamente alla veridicità di un manoscritto del XV secolo sui miracoli mariani avvenuti nella cittadina laziale nel 1467 (il voto del M. alle pp. 12‑19).

Sotto il pontificato di Pio VI i due prefetti degli archivi convissero, entrambi coscienti di avere due stili di vita e due mondi di riferimento completamente diversi: tanto Gaetano fu erudito in perenne contatto con il mondo culturale e fecondo scrittore, quanto il M. rispecchiava il tipico curiale settecentesco, colto certamente, ma di formazione giuridica più che storica; le ricerche d’archivio rimaste tra le sue carte gli furono commissionate, perlopiù, dal segretario di Stato Pallavicini e dal pontefice e, in minima parte, riguardano il ristretto mondo Pesarese dove era cresciuto.

Il 4 dic. 1796 fu ordinato sacerdote. Con la proclamazione della prima Repubblica Romana (15 febbr. 1798) e l’esilio di Pio VI, il M. dovette lasciare l’appartamento del palazzo apostolico; poco dopo gli fu richiesto dai commissari francesi di passare la sua copia delle chiavi dell’archivio a Gaetano Marini, l’unico a essere confermato archivista, cui fu affidata anche la presidenza dei musei e della biblioteca. Nonostante gli fosse stato tolto l’incarico, il governo provvisorio di Roma gli affidò la «recupera» delle carte spettanti alla segreteria di Stato finite in mano ai pizzicagnoli della città. Caduta la Repubblica Romana e dopo l’arrivo a Roma del nuovo pontefice, Pio VII, il M., su istanza del suo omonimo confermato prefetto degli archivi e custode della Biblioteca, fu richiamato come coprefetto.

Sotto Pio VII fu nominato prelato domestico, consultore della congregazione dei Riti e prelato della Fabbrica di S. Pietro; dal 1804 fu, per alcuni anni e non consecutivamente, archivista del capitolo di S. Giovanni in Laterano. Nei primi anni dell’Ottocento accompagnò, in qualità di uditore, il cardinale E. Stuart di York, prefetto della Fabbrica di S. Pietro, sostando spesso con lui tra Frascati e Velletri, o a Rieti, presso il fratello vescovo. Non ebbe parte nelle vicissitudini francesi degli archivi vaticani e, alla morte di Gaetano Marini (17 maggio 1815), condivise la prefettura degli archivi con il nipote di lui, Marino Marini, vero artefice del ritorno da Parigi a Roma delle carte pontificie trafugate.

Il M. morì a Roma il 17 genn. 1822 e venne sepolto tre giorni dopo nella chiesa di S. Bonaventura della Polveriera sul Palatino.

Nella storia dell’Archivio segreto Vaticano il M. fu sicuramente un prefetto «minore»: non redasse alcun indice, ma a lui (e a Gaetano Marini) si devono l’acquisto e il recupero di non poche carte e pregevoli manoscritti, fra cui l’Archivio papale di Avignone, comprensivo delle carte di quella Legazione, che giunse in Vaticano durante il pontificato di Pio VI. Sempre al M. si deve il recupero delle carte da spogli di cardinali ed eredità contese: tra le altre quelle, numerose, dell’arcivescovo F.M. Piccolomini o quelle presso gli eredi di Terni di F. Contelori, prefetto dell’Archivio sotto Urbano VIII.

FONTI E BIBL.: Biblioteca apost. Vaticana, Arch. del Capitolo di S. Pietro, Arm. IX 6, Stati delle Anime, 147‑162 (anni 1776‑91); Vat. lat., 9051, c. 76; 10967, cc. 92‑95, 165, 217, 269; 12434; Arch. segr. Vaticano, Arch. della Prefettura, 8‑9; Carte Marini, I, 26; Epistolae ad Principes, Registra, 205-207, 299‑316; Schedario Garampi, 18; 278, nn. 10, 12, 13; Segreteria di Stato, Legazioni, Romagna, 89, cc. 111‑113, 173‑176,181‑184, 226; Memoriali e biglietti, 80, cc. 192‑194; Particolari, 293, cc. 68v‑69v, 107v‑108v, 249v‑250; Pesaro, Arch. stor. diocesano, Arch. Parrocchia Cattedrale, Battesimi, 23, cc. n.n.; Ibid., Biblioteca Oliveriana, Mss., 458 (vol. III); 1063; 1550; Roma, Arch. del Capitolo di S. Giovanni in Laterano, K.83, p. 181; K.83.A, n. 28; K.85, p. 488; Diario di Roma, 1822, n. 7, p. 1; Degli aneddoti di Gaetano Marini commentario di suo nipote Marino Marini, Roma 1822, pp. 21, 54, 89, 188, 193; G. Marini, Memorie istoriche degli Archivi della S. Sede, in Monumenta Vaticana historiam ecclesiasticam saeculi XVI illustrantia, a cura di H. Laemmer, Friburgi Brisgoviae 1861, pp. 450 s.; G. Palmieri, Viaggio in Germania, Baviera, Svizzera, Olanda e Francia compiuto negli anni 1761‑1763. Diario del cardinale Giuseppe Garampi…, Roma 1889; I.P. Dengel, Die politische und kirchliche Tätigkeit des Mons. Josef Garampi in Deutschland 1761‑1763, Rom 1905, pp. 45, 142 n. 2; Lettere inedite di Gaetano Marini, I, Lettere a Guid’Antonio Zanetti, a cura di E. Carusi, Roma 1916, pp. 51‑53; II, Lettere a Giovanni Fantuzzi, a cura di E. Carusi, Città del Vaticano 1938, pp. 252, 275, 305; N. Del Re, C. M. e le carte lasciate dall’arcivescovo F.M. Piccolomini, in Palaeographica diplomatica et archivistica. Studi in onore di Giulio Battelli, a cura della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma, Roma 1979, II, pp. 635‑649; L. Pasztor, Per la storia degli archivi della Curia romana nell’epoca moderna. Gli archivi delle Segreterie dei brevi ai principi e delle lettere latine, in Römische Kurie, Kirchliche Finanzen, Vatikanisches Archiv. Studien zu Ehren von Hermann Hoberg, II, Roma 1979, p. 681; Id., Guida delle fonti per la storia dell’Africa a Sud del Sahara negli archivi della S. Sede e negli archivi ecclesiastici d’Italia, Zug 1983, p. 159; Sussidi per la consultazione dell’Arch. Vaticano. Lo Schedario Garampi, i Registri Vaticani, i Registri Lateranensi, le «Rationes Camerae», l’Arch. concistoriale, a cura di G. Gualdo, Città del Vaticano 1989, pp. 369, 374; D. Vanysacker, Cardinal Giuseppe Garampi (1725‑1792): an enlightened ultramontane, Bruxelles‑Rome 1995, pp. 83, 122 n. 33; M. Caffiero, Garampi, Giuseppe, in Diz. biografico degli Italiani, LII, Roma 1999, p. 225; C.M. Grafinger, Die Ausleihe vatikanischer Handschriften und Druckwerke: 18. Jahrhundert, I, Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano 2002, pp. 144 s.; L. Fiorani ‑ D. Rocciolo, Chiesa romana e Rivoluzione francese 1789‑1799, Rome 2004, pp. 585, 630, 655; G. Moroni, Diz. di erudizione storico‑ecclesiastica…, II, p. 283; XXVIII, pp. 170, 222 s.; LII, pp. 206 s.; LXIII, p. 273.

L. CARBONI